Un pezzo di Bruce
- Daniele Benussi
- 11 set 2022
- Tempo di lettura: 2 min
YOU'RE MISSING - The Rising
2001, Bruce Springsteen scrive questo pezzo pochi giorni dopo l'attentato alle torri Gemelle, che se portò con sè una cosa buona, allora quella fu appunto ispirare THE RISING, album scritto col cuore sommerso dalle macerie di quel disastro e uno dei più intensi e sottovalutati del Boss. You're missing è piazzata in fondo all'album e se non ti leggi il testo rischi quasi di non notarla. Poi però il testo lo leggi, e se hai lacrime da versare ci piangi pure sopra. È la lettera d'amore di una madre a suo marito, un pompiere che non tornerà mai più a casa perchè ha perso la vita cercando di salvare quella di qualcun altro nei soccorsi disperati di quell'11 settembre. Lei descrive lo strazio del sentire la sua assenza in giro per casa, del vedere che ogni oggetto è rimasto esattamente dov'era, ma si è svuotato di ogni significato. I bambini sono troppo piccoli per capire e le chiedono se potranno mai riabbracciarlo. Tutto si carica di un peso insostenibile, ma non puoi fare altro che caricartelo sulle spalle. C'è un tipo di dolore dal quale non si guarisce. Ti marchia il cuore e resta lì mentre ci scorre sopra la vita, che in qualche modo va sempre avanti. L'ultima strofa, in particolare, strazia più del dovuto:
"Quando arriva la sera mi ritrovo
troppo spazio nel mio letto
troppe telefonate
come va, come va ogni cosa?
Ogni cosa, ogni cosa
ma tu non ci sei, non ci sei
Dio vaga per il paradiso
il diavolo è nella buca delle lettere
c'è polvere sulle mie scarpe
nient'altro che lacrime".
Ogni volta che ascolto la versione qua sotto rimango devastato. È di un live a Barcellona dell'ottobre 2002, a un anno dall'attentato. La ferita era ancora fresca e negli occhi di Bruce c'è una malinconia che canta già da sola. La voce che gli trema su quel "everything is everything..." della prima strofa, al secondo 46, è qualcosa di alieno. Pianoforte, violino e voce. Tutto intorno silenzio totale. Tutto troppo bello per essere vero, e infatti come parte la seconda strofa il pubblico non capisce una sega e comincia a battere le mani a tempo, più insensato dell'ananas sulla pizza. Allora Bruce avverte il sacrilegio e al minuto 1.19 alza la manona e la apre per provare a fermare l'eresia collettiva. Il pubblico continua a non capire una sega e insiste nell'imbrattare la pizza di ananas battendo le mani. Bruce insiste nel provare a fermare il sacrilegio alzando anche l'altra mano al minuto 1.52 mentre sta cantando di lei che guarda la porta d'ingresso di casa e sussurra al fantasma del marito che "la tua casa sta aspettando che rientri... Ma tu non ci sei". Servirebbe silenzio, ascoltare lo strazio e perdersi in quel paio di occhi tristi come l'inverno. E basta. Ma la gente fa casino. Quei battiti di mani mi causano sempre un urto difficile da gestire, ma per fortuna risparmiano almeno l'ultima strofa (quella che ho citato sopra) che al minuto 3.30 torna a solcare l'anima nel silenzio più totale. Bastano i dieci secondi di quella strofa per ristabilire l'assoluto.
Commentaires